Il mediatore territoriale è una figura di mia invenzione. E’ una figura professionale trasversale che facilita l’operare collettivo sensibile al comportamento ecologico. Si occupa di stimolare un punto di vista della realtà, con l’obiettivo di avvicinare gli attori della comunità alle sfumature progettuali che cercano. Si concentra sul dialogo che gli individui instaurano con l’ambiente circostante, con un’attenzione maggiore verso le tematiche relative ai processi: educativi, produttivi e creativi, culturali e sociali.

E’ una figura capace di scoprire l’alfabeto nascosto dal velo del quotidiano. Ovvero di disegnare un “grafico” in movimento dei processi territoriali, di cogliere sensibilmente la realtà dinamica in cui i singoli individui compartecipano alla relazione sociale.

L’interpretazione del circostante attinge dalle discipline scientifiche naturali, sociali e spirituali per generare una struttura solida. Si concentra maggiormente sull’immagine dell’agire, al fine di enfatizzare le capacità performative e rappresentative del racconto collettivo, nell’operare simbolico dell’arte e dell’universo creativo.

La figura del mediatore territoriale non prescinde dalla costituzione del presente. Considera infatti nella maggior parte delle fasi lavorative, gli elementi strutturali del manifestare culturale in quanto atti imprescindibili dell’agire collettivo. Bisogna chiarire che nel mio caso particolare, le dimensioni di lavoro si articolano verso la comunità considerandola nelle sue parti:

Cognitivo e emotivo – Materiale e immateriale – Naturale e sofisticato – Creativo e meccanico.

Nel bilancio espressivo del linguaggio culturale, il mediatore territoriale si avvicina ai mutamenti trasformativi della comunità, mostrando e vivendo soprattutto la produzione di nuova realtà culturale, simbolica e fattuale. Il mediatore intercetta attraverso l’uso dei propri talenti gli atti del cambiamento.