Lui: “Non è forse vero amico mio che ci si ritrova nel circolo della propria umanità sociale e civile; nel riflesso della propria immagine?”
“Sto cercando di creare una definizione! Un approccio meta-sistemico alla cultura, come luogo di ri-generazione di significati, come coordinata spaziale della realtà cognitiva. Forse cultura dunque come dubbio, come domandare lecito alle strutture delle condizioni comunitarie, all’umanità come essere del vissuto. Cultura come una parafrasi tra le altre del discorso sull’uomo, la meno definibile in quanto tale, la più seriamente semplice.”
Lei: “Non ti seguo. Non capisco perchè tanta angoscia nel definire. Io mi lascio trasportare dalla corrente. Ho fatto un sogno questa notte! Mai mi fu più caro sognare nei tempi dell’irrealtà, dove posso giustificare la caduta delle barriere tra finzione e reale, tra ragione e immaginazione, verità e caos!”.
Sulla progettazione di opere semanticamente collettive
Nda: “Mi preme vagliare lo spazio d’azione apparente dell’individuo singolo; dell’individuo come “stravolgimento e rigenerazione”, dell’uomo come immagine vivente. Programmare una condizione, un atto del vivere nella sua fattualità e rappresentazione per sbloccarne il significato. Lavorare il significato e metterlo in scena nella stratificazione delle intermittenze sintattiche del dialogo sociale. Interagire attivamente con l’estetica delle verità per rendere circolare, aperto, il lavorio della forma.”