Nel silenzio della notte mi parlavi ed io capivo ogni cosa. La semplice immediatezza del tuo splendore mi guida, ogni volta, verso lo sconosciuto. E’ mattina e la foresta ulula. Le strade vuote e il fruscio delle coperte sul tuo corpo mi tengono a letto a pensarti. Non so più Anna se ti amo. Si tratta di qualcosa di diverso.
Al risveglio mi tolsi dal sonno per infilarmi in un altro che, giorno dopo giorno, diventava sempre più reale. Costruivo i ricordi negli avvenimenti, e non mi interessa più chi sono per me stesso. La notte mi parla.
In queste giornate così soleggiate le scale di casa sono una rampa. Fuori nella piazza giornali che stropicciano, scarpe rumorose tengono il tempo degli impegni di tutti, e se chiudi gli occhi assomigliano a una pioggia d’estate o ai sassi sordi nelle buche.
Anna sempre si veste come una dea. I suoi occhi vivi che scintillano lacrime di gioia la portano spesso ad innamorarsi della gentilezza. “Ti dedico il tempo perché possa avere valore Petrov. Nei nostri viaggi ho conosciuto qualcosa di me che mi ha resa libera dalle paure, ed in qualche modo anche dall’amore. Non so spiegarlo, e forse neppure vorrei in fondo, regalare parole dove queste non esistono”.
C’è una regola nel circolare della goccia dell’acqua, per cui una singola entità da sola ruota seguendo una traiettoria precisa, per perdere l’equilibrio e cadere nel nulla, nel mare dei suoi simili. Così funziona un’onda.
“Sto cercando, Anna, di farmi da parte. Sia nella scrittura che nell’azione. E sai cosa succede? Che mi ritrovo lì. Che mi incontro laddove mi sono lasciato andare. Ma cosa trovo è una creatura frizzante, inaspettata, come un Frankenstein, un’immagine reale di quell’essere umano che solo raffiguriamo senza mai distruggere”.
“Stai diventando qualcosa Petrov, e andando verso la morte capirai di cosa si tratta”.
I discorsi sembravano scritti sul soffitto, appiccicati come la vernice bianca un pò consumata. I due si raccontano come storie, erano due libri in cui potevano navigare.