La piazza del centro

paese di montagna circolare

“E’ forse vano cercare in te una conferma, ma in fondo non ne posso fare a meno; così pare! Trapassiamo forse nell’ombra del corpo, nei corpi della nostra generazione passata e futura, nel tempo della cultura? Compenetriamo ogni cellula delle storie successe, degli ideali, delle gioie, drammi e disgrazie del tempo?”.

Seduto sul marmo all’ingresso del teatro, Petrov stava alla luce riflessa da tutto quel bianco. Lui, assieme al resto, disegnavano le forme del reale. Suonano le musiche di Gurdjieff e De Hartmann, “La recita della resurrezione di Cristo”, quell’essere che vagliò la Terra coinvolgendo con intento l’interezza spirituale dell’umanità. Nei nostri tempi lo spirito è fioco, quasi spento. L’anima degli individui lavora il focolare della distruzione nel mondo, concentrandosi principalmente su se stessa.

“Il livello di coscienza sociale dell’individuo oggi non è più collettivo nel senso classico della narrazione ideologica della cultura, ma tende a stabilire una subordinazione costante del singolo all’idea di se stesso. Così facendo è andata distrutta una possibile frammentazione sociale di classe, lasciando il posto ad un allineamento, un’omologazione eterodiretta delle parti.

Questa linea taglia i fili con i legami tradizionali della società, in parte sottolineandone gli estremi e aumentandone la diversità. Favorisce la nascita di uno spazio nuovo di navigazione della coscienza sociale, in cui si trasformano tutti gli elementi sistemici. Lo spazio sociale crea nuovi ritmi di vita, un tempo che diventa diacronico in cui i significati si ridistribuiscono in miscele sconosciute. Lo spazio di questo nuovo tempo è genitore di luoghi densi e rarefatti.. Luoghi carichi di flussi semantici rivoluzionari, inattesi, slegati da traiettorie pensabili. Non posso pensare il tempo perché non esiste più, è solamente un dato della natura fisica e della storia”.

Capisco Petrov. Penso che nella sua trattazione sul sociale, voglia rifarsi al significato esoterico del Cristo. All’azione che ha compiuto per rendere i corpi degli uomini densi e la morte un atto vitale. Mi fa compagnia il suo pensare, che quasi vuole uscire dalla mente e diventare realtà.

Non è forse successo anche a voi che un pensiero potesse farvi rabbrividire? 

Un sentimento di gioia correre? 

Una paura scappare? 

Credo che Petrov sappia qualcosa la cui interpretazione porta alla caduta del linguaggio, all’ascesa della coscienza, alla “presa della ragione”.


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